Perché parlare di felicità?

il design riparte dalle emozioni

Un design che ha per progetto “la felicità” non è un design che aspira a regalare benessere in pillole, ma che lavora sulla ricerca di strumenti che aiutino a migliorare la qualità della vita di un’intera comunità e del suo territorio, mettendo al centro della ricerca, non il consumatore, ma il cittadino la cui aspirazione alla felicità è del tutto legittima e non va disillusa. In un tempo difficile come quello che stiamo vivendo, il ruolo del designer non è più solo quello di produrre artefatti, bensì di facilitare processi sociali attraverso quelli che sono gli strumenti essenziali di questa professione: l’analisi, lo studio, la ricerca e il progetto.

Un progetto per il sociale, partecipativo e soprattutto condiviso.

“Lavorare dunque generando idee di soluzioni, possibili, visualizzandole, argomentandole, inserendole in scenari vasti e articolati, presentati in forma visiva, sintetica e potenzialmente partecipativa”.
Ezio Manzini

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